sabato 6 ottobre 2012

COME COSTRUIRE UNA TESTA MECCANICA, ... CON POCHI SOLDI.

COME COSTRUIRE UNA TESTA MECCANICA, ... CON POCHI SOLDI.

 

PREMESSA


Una trentina d'anni fa, precisamente 2 anni prima che uscisse il film "E.T. l'extra-terrestre" (1982), mentre frequentavo l'Accademia di Belle Arti di Bologna, insieme a 2 miei compagni di classe (Maurizio e Andrea), decidemmo di fare un filmato con protagonista una strana creatura aliena, soprannominata Yodilla, in omaggio a Yoda del film appena uscito in Italia "Guerre stellari" (1977), e un gorilla, visto la somiglianza del pupazzo finale.


Ognuno aveva il suo compito: chi disegnava i costumi, chi i bozzetti preparatori del volto e chi, io per la precisione, nella costruzione effettiva dell'automa mano comandato (all'epoca non esisteva il computer, la tecnologia come siamo abituati adesso era ancora una chimera). Gli stessi costruttori dei film sopracitati, usavano la manualità e la fantasia artigianale per preparare oggetti, astronavi e creature mai viste, inventando di volta in volta loro stessi gli attrezzi da lavoro. Era un nuovo modo di lavorare, un mondo aperto a tutti, molte volte la differenza tra un artista e l'altro era solo il budget di cui disponeva...molti artisti con le mani fatate si sono dovuti arrendere, altri hanno avuto la perseveranza di continuare anche aiutati non tanto dal coraggio, ma dalle amicizie giuste e i finanziamenti adeguati. Ho conosciuto ragazzi dotati di una grande manualità bruciarsi, altri più "testardi" imporsi e proseguire nel fantastico lavoro degli effetti speciali.


Ho conosciuto un giovane Sergio Stivaletti (lui di me non si ricorderà di certo) che con le sue mani mozze (finte) sporche di sangue agitava quelle dita con unghie retrattili sanguinanti alla fiera del cinema davanti ad un pubblico ammutolito (Sergio Stivaletti è un regista e creatore di effetti speciali. Per oltre 30 anni ha ideato e creato personaggi, creature e mostri per il cinema, la televisione e il teatro, collaborando con alcuni dei più grandi registi italiani come Dario Argento, Michele Soavi, Lamberto Bava, Roberto Benigni e Gabriele Salvatores).


Con Armando Grilli (grande esperto di effetti speciali degli anni '60, ha lavorato con Fellini, e anche con Gassman nel film "L'Armata Brancaleone" per citarne alcuni) ho passato una bellissima settimana ad imparare i trucchi del mestiere da quel simpaticissimo signore con la sua "storica" Front Projection, un apparecchio che offriva nuove possibilità all'uso degli effetti speciali: la più abile utilizzazione del front projection è probabilmente quella per le sequenze delle scimmie di "2001:Odissea nello spazio" (1968) dove sono stati utilizzati immagini di sfondo di proporzioni mai viste prima con un effetto spettacolare impressionante (proiezione di un'immagine precedentemente ripresa su uno schermo alle spalle degli attori). Del resto è proprio a partire da questo film che l'effetto speciale cessa di essere un procedimento occasionale per diventare un vero e proprio divo.


Carico quindi di tutti questi stimoli che la mia giovane età assorbiva con la voracità di una belva, ogni giorno inventavo cose che gratificavano la mia fantasia e la mia creatività che altrimenti avrei mai realizzato, ispirandomi a tutto quello che avevo attorno. Tutti sono capaci di disegnare un quadro, di scolpire una statua, di creare un meccanismo, ma fare tutto insieme, fondendo tecniche, esperimenti, prove e ancora prove, cucire, cesellare, fondere, stringere e tagliare qualunque cosa (anche le dita...più volte ho infilato il dito insanguinato nel barattolo del Vinavil perché dovevo andare avanti...non avevo "tempo" di sanguinare...alla faccia di Rambo), crea nel cervello un'accozzaglia di idee che sembrano esplodere, e quando vedi l'opera finale giungere al suo termine, tutto il tempo, le notti trascorse insonni per prendere appunti su un'idea strana che però ti galvanizza, al pari di un novello dottor Frankenstein, finché raggiungi uno stato che chiunque definirebbe di pace, di godimento nel vedere la tua creatura finita...ma invece non è così...almeno per me. Avete presente quando da piccoli, la Vigilia di Natale, eravamo tutti contenti perché il mattino dopo saltavamo sul letto dei nostri genitori per aprire i regali (io lo facevo), e invece alla fine dell'apertura finiva tutto quell'incantesimo, e si trasformava in una giornata grigia e triste? Ecco più o meno è così, la magia del fare è mentre lo fai, non quando tutto è fatto! Poi più il lavoro è difficile, a volte impossibile, è li che scatta la molla, il guanto di sfida è stato lanciato. Mai faccio qualcosa che so già di saperla fare, non è presunzione, assolutamente, ma la consapevolezza che posso sempre migliorarmi, non tanto per apparire bravo agli altri, ma per appagamento personale...lo sfogo di chi si è sempre sentito inferiore agli altri, ma che col tempo e l'esperienza finalmente ha capito che mettersi in gioco non è mai una cosa sbagliata, e nel caso del modello del teatrino descritto negli altri miei post, dimostrare in quel campo di essere stato almeno una volta il numero UNO.

 Col senno di poi, mentre Carlo Rambaldi ammirava il mio pupazzo chiedendomi informazioni, 2 anni dopo usciva con ET. Non posso giurare che io lo abbia ispirato, ma di sicuro non ho copiato lui. Ma ora passo a spiegarvi come ho costruito la testa meccanica:                                                                                                                           

    INGREDIENTI: 

1 pallone di gomma piccolo da calcio, 2 palline da ping pong, 2 biglie di vetro con l'anima centrale colorata uguale, 2 manopole per trenini elettrici, la punta di uno zoccolo di gomma da mare, corde di chitarra, gommapiuma, tanto filo di ferro morbido e piegabile, 2 coperchietti da macinino per caffè o pepe, lattice di gomma, pinze, strisce di cuoio, la maniglia di metallo di una vecchia sveglia, e chi più ne ha... Avete capito ogni cosa a cosa serviva?


 

 

 

Vi aiuto io: il pallone ovviamente è il cranio, a cui frontalmente è stata fissata la punta della ciabatta per fare il muso. Le palpebre movibili erano le manopole della mia vecchia pista delle automobiline ormai fuse (mai buttare niente), gli occhi, la parte più difficile, sono stati creati usando una pallina da ping pong bianca al cui centro è stato praticato un foro leggermente più piccolo delle biglie, incollate al suo interno, grazie ad una apertura praticata sul retro della pallina stessa. Le biglie all'interno hanno un'anima che posizionata in modo verticale imita la pupilla di un rettile. Dopo averla quindi incollata, ho dipinto lungo il finto bulbo delle piccole vene, come l'occhio vero presenta, e poi con uno smalto trasparente una volta asciugata la tempera, l'ho avvolto, creando così un vero occhio umido e lucente.

 

All'epoca avevo solo la macchina fotografica in bianco e nero, e ovviamente l'effetto non è molto riconoscibile. Le palpebre sono state create con i coperchietti dei macinini, di un diametro sferico leggermente superiore, incernierate ai cardini per permetterne la rotazione avanti e indietro, come nella realtà, conferendo così alla creatura molteplici espressioni. L'occhio a sua volta poteva girare a destra e a sinistra, in alto e in basso, grazie a perni movimentati da corde di chitarra, quelle rigate, più flessibili e robuste. La mandibola era la maniglia di una vecchia sveglia che si alzava tirandola, e una molla in automatico la riapriva. Idem le orecchie stesso meccanismo, in posizione di riposo all'ingiù, tirate salivano. Tutto il centro comandi doveva essere gestito da almeno 2 persone, in quanto i comandi totali erano ben sei con doppio movimento: destra/sinistra e su/giù.

Una volta costruito il tutto, sul cranio così composto ho applicato un rivestimento di carta Domopack, quella trasparente, ben stretta con tutti i meccanismi in posizione di riposo. Poi è cominciata l'operazione di scultura. Ho acquistato dello stucco in discreta quantità, quello un po' unto, perché così non si secca durante la lavorazione. Piano piano la testa è cresciuta, anche grazie alle abili mani di un ragazzo (all'epoca) di Reggio Emilia, un vero artista del cesello (suo è il medaglione in fronte alla creatura).

 

Insieme abbiamo modellato il cranio, le orecchie, tutte le protuberanze ossee in fronte. Una volta finito, è stata fatta sopra la classica colata di scagliola bianca molto grossa (quasi 5 cm. di spessore) e per dare robustezza alla matrice, all'interno vengono fatte affogare strisce di garze di iuta larghe 3/4 cm. Dopo viene creata una divisione longitudinale lungo il cranio, per poter aprire in due lo stampo di gesso, con placchette metalliche montate a zig zag continuo per poter sfruttare l'incastro una volta aperto e richiuso lo stampo. Appena asciugato il tutto, è stato aperto, svuotato dello stucco interno ancora morbido e a sua volta riempito di stati di lattice di gomma (quello dei preservativi, all'epoca comprato, anzi regalato proprio dalla fabbrica dell'HATU' a Casalecchio di Reno-BO), asciugati con il phon colata dopo colata: una colata di liquido, una asciugatura di phon, un'altra colata di liquido, un'altra asciugatura. E così via via per 5 o 6 strati, a seconda dello spessore che si vuole ottenere. Poi si apriva lo stampo, ed ecco sbucare la faccia della creatura in similpelle, color arancio, ancora allo stato di stampo, quindi con i bordi tutti frastagliati e le aperture degli occhi, orecchie e bocca ancora chiuse da aprire. Inserita a mo' di guanto nel teschio meccanico, ricoperto di strisce di gommapiuma per ovviare allo spessore dello stucco, già si cominciava ad intravedere qualcosa di meraviglioso.

Una pittura d'acrilico per gomma con l'ausilio dell'aerografo conferivano a quell'essere una credibilità molto evidente, anche caratterizzata da orecchini e medaglione frontale. Ovviamente noi eravamo scenografi degli effetti speciali, non registi...ed infatti del film non se ne fece niente, ma però l'esperienza di aver creato per quell'epoca qualcosa di veramente unico, faceva salire in noi una carica tale da sentirci degni di lavorare a fianco dei tecnici di effetti speciali delle ditte americane di maggior successo, tra cui la rinomata "Industrial Light & Magic", la divisione della Lucasfilm, quella appunto di STAR WARS. Così, solo per la cronaca, proprio quell'anno Maurizio fu invitato proprio da loro, all'inizio degli anni 80, lavorò 15 giorni, poi tornò appena in tempo prima del terremoto di Los Angeles.

Andrea ora disegna Tex...scusate se è poco.

Eravamo in tre, ci siamo divertiti.

 
 












giovedì 4 ottobre 2012

CREARE CORNICI COLORATE IN LEGNO




CREARE CORNICI COLORATE IN LEGNO







Quando la mia bimba ha finito le scuole elementari, mi ha chiesto di aiutarla a creare qualcosa per le sue maestre, un regalo originale che avesse lasciato nelle insegnanti un ricordo indelebile di lei, della sua personalità e creatività.
Insieme, tra le varie opzioni, abbiamo optato per un regalo utile, un qualcosa che fosse durato nel tempo. Una cornice portafoto era l'oggetto perfetto, utile e personalizzabile a piacere. Abbiamo dunque acquistato 2 cornici in legno con fascia larga, di forma rettangolare, circa cm.20x30.


 



Ho ritagliato nei 4 bordi con il cutter delle asole, curve, triangoli a caso, carteggiati con carta vetrata, e quindi il tutto dipinto con un fondo bianco coprente,  la base per il disegno da realizzare.
Il retro lo abbiamo dipinto con un colore argento, per  conferire al tutto un aspetto più dignitoso.
Poi via alla fantasia: il disegno è stato fatto con uno sviluppo geometrico, distribuito su tutti i lati in maniera casuale, dettato da casualità mescolata con calcolo delle proporzioni,  cercando di creare motivi ornamentali non riconducibili a cose già viste in altri quadri (vedi Klimt). Ci siamo così divertiti a sperimentare varie forme di pittura, mescolate con polveri e colle con brillantini, pennarelli indelebili metallizzati, tasselli a rilievo dipinti anch'essi e incollati sopra al disegno precedente, dopo vari tentativi di sovrapposizione, in questo caso non casuale, ma dettato da una logica di proporzionalità tra forme e colori. Questo è stato l'effetto ottenuto.

Dopo qualche tempo mia moglie mi ha chiesto di farne un'altra per sua sorella, allora abbiamo riaperto il cantiere e abbiamo fatto una terza cornice, già carichi della precedente esperienza. Questo sistema si può applicare a scatole di legno, qualunque tipo di supporto ligneo di forma e uso a piacere.





Se vi interessa qualche altro consiglio, non fatevi nessuno scrupolo di richiedermelo. Comunque la realizzazione è di effetto, ma molto facile da realizzare.