lunedì 30 luglio 2012

IL MODELLO TEATRALE - parte 5: Il Teatro di Andrea Pozzo

 
 
IL MODELLO TEATRALE
parte 5: Il Teatro di Andrea Pozzo


Dopo la realizzazione del 1° teatro, l'anno seguente (1983/1984) ne costruii un altro, anch'esso smontabile, ispirato però ad un'incisione di Padre Andrea Pozzo, ricavata dal suo trattato "PERSPECTIVA PICTORUM ET ARCHITECTORUM" del 1693/1702, semplicemente sfruttando le sagome di una Restituzione (vedi parte 1) già eseguita dallo stesso autore.


 
 
 
 
Ho ingrandito il tutto alla scala giusta per poter realizzare il modello ligneo. Le caratteristiche e le modalità di esecuzione sono le medesime del modello precedente, anche se quella rappresentata era in questo caso una scena all'aperto, con i 5 cieli a sormontare la composizione, composta in questo caso da 2 principali, 8 laterali e 1 frontale.


 







Le misure in questo caso sono di cm.100x34 x 55 di altezza.

Questo è il risultato finale.
Spero vi piaccia.


IL MODELLO TEATRALE - parte 4: I Risultati

 
 
IL MODELLO TEATRALE
parte 4: I Risultati



Dal giorno in cui il mio professore di Scenotecnica ha visto realizzarsi materialmente quello che per anni aveva solo ipotizzato, si è innamorato di me (purtroppo era un maschio), dimostrandomi la sua ricoscenza nell'unico sistema possibile, ossia riconoscendomi il massimo dei voti (30 con lode). Al contrario da quel giorno tutti i miei compagni di corso mi odiarono, perché da allora quello fu l'esempio da seguire. Finita la scuola, dopo il diploma, quando ormai frequentavo da solo 2 anni la carriera di Arredatore (che ancora esercito), cominciava a Bologna una cosa meravigliosa. Dal 12 al 21 dicembre del 1988 si svolgeva nella mia città la 1a edizione italiana (4a della serie) della "Biennale Giovani Artisti dell'Europa Mediterranea", inserita nel calendario ufficiale delle celebrazioni per il IX° centenario dell'Università di Bologna, a cui aderivano giovani di tutta Europa.


La Biennale era nata con lo scopo di promuovere questi artisti under 30, farli incontrare tra loro e proporli alla critica e al pubblico. Comprendeva un totale di 650 artisti, distribuiti in 19 discipline, tra le quali per l'appunto Scenografia. Su invito del mio ex professore ho aderito all'iniziativa proprio l'ultimo giorno disponibile per l'iscrizione e, con mia sorpresa, mentre ormai non ci speravo più, una sera al mare in vacanza mia madre mi ha avvertito leggendomi la lettera di conferma, che diceva testualmente "Gentilissimo, sono lieto di comunicarle che le opere da Lei presentate per la Biennale '88 sono state giudicate le migliori dalla commissione di esperti nominata dal Consiglio Comunale. Lei sarà dunque tra gli artisti che rappresenteranno la realtà giovanile della nostra città alla Biennale '88...ecc...ecc...".
Ero io che avevo avuto la fortuna e l'onore di rappresentare la mia città all'Europa. Non sono svenuto però ho urlato, e per mia fortuna nel 1988 non esisteva ancora il cellulare, e le cabine telefoniche erano insonorizzate. Sono stato quindi invitato ad esporre il mio modello alla mostra, grazie alla quale ho avuto molti consensi, al punto che diversi giornali e riviste nazionali hanno spesso richiesto le foto del modello stesso per pubblicizzare l'intera manifestazione (per la cronaca ho speso molti soldi, e non ci ho guadagnato niente, a parte la "fama").


Purtroppo però, col senno di poi, tirando le debiti conclusioni, ho capito che vincere la Biennale di Bologna per un bolognese che lavorava non ha portato molta fortuna, per 2 motivi: il primo, siccome lavoravo non potevo essere presente alla mostra per farmi pubblicità e avere la possibilità di fare conoscenze importanti per il mio futuro "artistico". I miei ex titolari la parola ferie o permessi non sapevano cosa volesse dire (2 giorni di ferie per 2 funerali in 9 anni!). In secondo luogo all'epoca non esisteva il computer come lo conosciamo noi, e internet era ancora una chimera. E' per questo motivo che con 30 anni di ritardo, cerco di riparare a questo torto subito dal tempo, dalla tecnologia e da persone con i paraocchi. Non mi reputo un artista, non sono nessuno, ma se anche il più piccolo pirla del mondo su internet diventa famoso, a questo punto posso permettermi di entrare in gioco anch'io, non per diventare famoso, ma per dare soddisfazione al mio Ego e alla mia famiglia, che sopporta da anni il "CANTIERE IN CORSO" di tutti i miei lavori, e per poter dire , a bassa voce, "ci sono anch'io".
Poter trasmettere una qualche emozione di stupore a chi guarda le mie opere, è già molto di più di tutto quello che posso sperare nella vita.




IL MODELLO TEATRALE - parte 3: Illuminazione



IL MODELLO TEATRALE
parte 3: Illuminazione



Non pochi guardando il modellino si sono chiesti se per caso fosse stato l'interno di una chiesa. Per rafforzare questo concetto e mantenere inalterato lo spirito dell'epoca, il modello è dotato di un sistema proprio di illuminazione che utilizza la luce più naturale che c'è, ossia il fuoco. L'atmosfera che solo il fuoco può creare, quel tremolio brulicante di fiammelle nascoste all'occhio dell'osservatore, fanno sì che la luce rimbalzando non uniformemente come quella artificiale, crei un gioco di contrasti che donano all'illusionismo scenografico una sua più chiara evidenza.



 Per creare tutto ciò, dietro alle quinte, saldate su gabbie di legno appese dall'alto, sono fissate delle vaschette in ottone di varie misure che, ricolme di cera e stoppini, illuminano la scena da ogni angolazione grazie a 136 fiammelle. Essendo Il tutto costruito in legno, quindi facilmente infiammabile, sul retro delle quinte, in corrispondenza delle candele, ho incollato sulla carta  da pacco precedentemente citata (parte 2), delle striscie di carta di alluminio che, oltre a proteggere dal calore del fuoco, diffondono meglio la luce con la loro rifrazione.




e gabbie appese dall'alto sono sfilabili, anche con il modello già montato, sono
quindi indipendenti. Accendere contemporaneamente tutte le luci è una cosa molto particolare, la paura di fare danni e di bruciarsi, fa sì che le foto vengono scattate anche durante l'accensione, che purtroppo può durare solo qualche minuto. L'effetto visivo che si può ottenere, dopo lo sviluppo fotografico, riserva delle strane sorprese, come l'involontario effetto fulmine, ottenuto con il passaggio della mano davanti all'obiettivo con un fiammifero nell'accensione di andata e ritorno. Grazie ad un tempo di esposizione lungo del diaframma, questo è il risultato.

 

IL MODELLO TEATRALE - parte 2: Dati Tecnici



 
IL MODELLO TEATRALE 
 parte 2 : Dati Tecnici


Il modello del teatro è formato da varie parti così suddivise: 
1 boccascena, 2 principali, 4 spezzati, 2 fondalini e 1 fondale.
 
Le quinte teatrali che lo compongono sono costruite con sagome in compensato di faggio di 4 mm., sul cui fronte è stato incollato a mastice un foglio da acquarello semiruvido, disegnato prima con una matita 9h (molto dura) per non sbavare, e poi ripassato a inchiostro di china nera ( Rapidograph 0,1) per avere un tratto sottile ed elegante.
Quindi con il seghetto alternativo a mano ho ritagliato le sagome, che poi con il cutter ho perfezionato.







 




Con molta pazienza è stato poi acquarellato con solo 2 colori, il Verde smeraldo e il Bruno Van Dyck, per creare quel contrasto per me ideale, quell'alone di antico, di vecchia stampa che, come risultato finale donava all'insieme un'atmosfera quasi mistica.


Sul retro degli stessi pannelli sono stati incollati dei fogli di carta da pacco marrone comune e rigata, in modo tale che il senso verticale di questi fogli contrapponendosi alla vena orizzontale del legno, fanno sì che si crei una tensione tale  che impedisce al compensato di imbarcarsi ( sono passati già 30 anni e il modellino è ancora perfetto!). Le quinte alte 50 cm. sono poi fissate alla base in legno  triangolare del modello ( cm.107 x 83 x 83, prof.62,5) con un sistema ad incastro a baionetta, inserite in apposite guide di legno poste ai lati della pianta, dipinta da sembrare un vero pavimento con un motivo geometrico che rastremandosi verso il fondo, esalta l'illusione prospettica. Per mantenere in alto le quinte nella stessa posizione che assumono in pianta, è montata una copertura formata da listelli di legno a sezione quadrata con incastri che rispettano il disegno di base. Un'asticella nel retro del modello fissa il tutto alla base, grazie ad un sistema di agganci a pressione che escludono l'uso di chiodi o viti per l'intera struttura, rendendo così il tutto più semplice e più facile da smontare.




IL MODELLO TEATRALE - parte 1: Le Origini


 
IL MODELLO TEATRALE
parte 1: Le Origini






Quando frequentavo il corso di Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Bologna (1981/1985), nel programma scolastico del 1° anno era contemplata la realizzazione di una Restituzione scenografica ricavata da bozzetti teatrali (incisioni) di grandi artisti del '600/'700. Il mio interesse si volse all'opera di Giuseppe Galli Bibiena (1696/1756), discendente di una grande famiglia di artisti specializzati in architettura teatrale, e più precisamente la scelta cadde su un'incisione che rappresentava la "SCENA DELLA FESTA TEATRALE IN OCCASIONE DELLI SPONSALI DEL PRINCIPE REALE DI POLONIA ED ELETTORALE DI SASSONIA", raccolta in una serie di architetture e prospettive dedicate dal Bibiena a Sua Maestà CARLO VI d'Austria, alla cui corte egli era 1° Ingegnare Teatrale e Architetto.





La Restituzione è quel procedimento scenografico mediante il quale da una immagine prospettica si ricava la planimetria e l'altimetria, in modo tale che da un disegno a 2 dimensioni si può realizzare prima la pianta e poi l'alzato delle eventuali quinte che, assemblate, costituiranno la visione prospettica ed illusionistica del bozzetto, dando così forma ad un modello in scala con illusione tridimensionale.



Nell'anno successivo  (1982/1983) ho costruito questo modello teatrale come eperienza personale, in quanto la sua realizzazione era facoltativa. Un pò per curiosità e un pò per divertimento sperimentai le mie precedenti esperienze di modellismo affiancandole con i nuovi stimoli e tecniche che il modello in sé comportava. Detto in breve, mi buttai a testa bassa in un'impresa più grande di mè e completamente nuova; seppi poi in seguito unica nel suo genere.
Questo è il mio carattere: difficilmente comincio un lavoro di cui conosco già il risultato finale! E' bello sperimentare cose nuove, originali. Utilizzo varie tecniche come supporto, non mi fermo mai solo al disegno o alla pittura, amo tutto quello che gli rotea attorno, come modellare o costruire. Sono tutte azioni importanti allo stesso modo; una disciplina non prevale sull'altra, tutte concorrono, chi più chi meno a finalizzare l'opera. Quando inizio un lavoro e sò già dall'inizio che è difficile o impossibile, ecco allora che scatta la molla che mi stimola a cominciarlo.
L'importante è affrontarlo come un gioco, in quanto risulta poi più facile e divertente eseguirlo.
Di giorno in giorno sperimentavo così nuove tecniche, sia di montaggio che di disegno.
Il teatro racchiude in sé tutte queste discipline: il disegno, la pittura, il modellismo, l'imballaggio (il modello è del tutto smontabile, anche l'imballo di cartone e polistirolo è stato fatto"a misura"), fino addirittura alla saldatura di vasche in ottone e cera per l'impiano illuminotecnico (vedi capitolo 3).
Dopo tanta fatica, questo è stato il risultato.







lunedì 23 luglio 2012

I disegni del libro

 
Le illustrazioni
 
 
 
 

                                                             La jeep contro il masso


 


                                                              la bimba con il cavallino





Targa
                                                                  il gruppo di isole


la porta destra



La porta sinistra
Il simbolo del Caduceo

La sala del trono




La scala verso l'ignoto

Il baratro con gli scheletri
Il medaglione


La barca semisommersa




                                                    L'uscita dalla caverna nel mare aperto


L'anziano Sardo

La baracca del custode




La coppia di fenicotteri
                                   
  Il cervo Sardo



                                                       

                                                                                                           Il Nuraghe
    

L'ingresso sotto la tomba
La parete con il Sarcofago

                                             L'uscita nel vuoto dal canale dell'acquedotto


La baracca dello Zoppo sul fiume secco


 
 
                                                         Il meccanismo rosso sangue
 
 
 
I due cavallini bianchi nel bosco di nuovo insieme


Il protagonista alla finestra osserva l'Alba sulla spiaggia



Questi sono tutti i disegni realizzati per versione digitale del libro, nella versione stampata ce ne sono altri, che però nel formato epub (quello di Amazon) non riuscivo ad inserire.

































































































"L'ULTIMO SIMBOLO l'inizio di una nuova vita"


 

 L'ULTIMO SIMBOLO
  l'inizio di una nuova vita
 
 
Sinossi
 
Sullo sfondo di incredibili avventure due ragazzi, Daniel e Amber, armati solo di una piccola torcia, attraverso labirinti segreti nelle viscere della terra, dentro vecchie astronavi piene di trappole, in fondo a grotte sotterranee con strani meccanismi, raggiungeranno luoghi in cui anche la loro ombra per loro sarà una minaccia, il loro respiro l'unica certezza. Man mano che si spingeranno all'interno della storia le loro strade, in apparenza tanto distanti, finiranno per intrecciarsi e convergere verso una sconcertante scoperta, che li costringerà a rimettere in discussione tutte le loro certezze. Scopriranno sempre più dettagli legati al loro misterioso passato, intraprenderanno un viaggio a ritroso nel tempo che culminerà con la scoperta in una tomba Fenicia di un segreto rimasto nascosto per oltre 3000 anni. Il loro amore li aiuterà ad arrivare in tempo a salvare dall'estinzione una razza aliena? Sono loro due l'ultima speranza. Il conto alla rovescia è cominciato”.

 

























E' un romanzo di avventura e fantascienza, ambientato tra ospedali e scuole Londinesi, tombe Fenicie e dighe in costruzione in Sardegna. E' una storia originale che ritengo interessante e ben costruita, ma ovviamente lascio a Voi qualsiasi considerazione in merito. E' nata insieme ad illustrazioni e modellini che parallelamente creavo per entrare meglio dentro la storia, più o meno come lo storyboard di un film. La mia esperienza di scenografo infatti, mi ha aiutato molto nello sviluppo di questo racconto, scritto con una visione quasi cinematografica. Tutto è stato studiato, anche la copertina: non riesco a concepire un lavoro a metà. Ovviamente l'ho fatto per mio diletto, non ho la presunzione di prevaricare persone che lo fanno da anni per mestiere e passione. La copertina è un modello in finta pietra che può ruotare come un vero meccanismo. La foto che vedete è quella del modellino di cm. 20 di diametro esterno, divisa in 3 cerchi concentrici, con al centro un sigillo metallico con stemma caduceo.
Non mi reputo uno scrittore, non lo sarò mai. Ho solo provato a raccontare una storia di buoni sentimenti, nata in pochi giorni, ma poi arricchita di tante nozioni che mentre scrivevo, scoprivo già esistere solo dopo che pensavo di essermele inventate io. Questo mi ha dato lo stimolo a proseguire... a credere che ciò che scrivevo aveva un senso.